Un primo articolo per Altra Psicologia

Su questo link, potete leggere un mio articolo per Altra Psicologia, sulla formazione degli psicologi in Francia.

Psychothérapie en français à Rome

S’expatrier, c’est aussi parfois se confronter au mal-être et à la solitude. S’èloigner de son pays d’origine fait parfois resurgir des conflits du passé, ou tout simplement les difficultés d’intégration dans une culture différente peuvent rendre utile la confrontation avec un tiers formé à l’écoute. Française expatriée en Italie, j’ai obtenu le titre de psychologue en France à l’Université de Paris 10 Nanterre, et j’ai ensuite obtenu l’équivalence en Italie, où je suis inscrite à l’ordre des Psychologues. Je me suis spécialisée en psychothérapie en Italie à la Coirag.

A Rome, je propose aux francophones résidant à Rome la possibilité d’entreprendre un travail thérapeutique dans leur langue maternelle. Dans ma pratique professionnelle, j’utilise la psychothérapie d’orientation analytique, mais je suis aussi formée à l’utilisation du psychodrame et à l’EMDR.

Je reçois dans le quartier Piazza Bologna, près du métro Tiburtina.

psy

Che cosa fa lo psicologo? Un corto animato lo spiega!

Condivido qui questo bellissimo corto che descrive molto bene il lavoro dello psicoterapeuta. L’empatia, la relazione terapeutica, il transfert,  descritti senza parole ma con delle bellissime immagini.

Mostra anche che neanche lo psicologo  è immune dalla sofferenza e che anche lui giova dell’aiuto di un terzo.

Illuminante!

4 ragioni per cui internet aumenta l’ipocondria: la cybercondria

L’ipocondria è una problematica nota, ma la facilità di accedere a informazioni mediche su internet favorisce l’emergenza di un nuovo fenomeno la cybercondria.

“Dottoressa, sono tre giorni che mi misuro la pressione e ce l’ho sempre alta, ho controllato su internet, anche se sono giovane può essere che abbia comunque bisogno di un farmaco?” “ Soffro di bruciore di stomaco, ho letto su internet che è uno dei sintomi del morbo di Crohn, sarà il caso che faccia degli accertamenti?”. Sono sempre di più i pazienti che incontro nel mio studio di psicoterapia ad Amelia (Terni), che vengono per un problema di ansia o di attacchi di panico, e che dopo essersi documentati su internet, iniziano a convincersi di avere questa o quest’altra patologia.

cybercondriaMa vediamo qual è sono le origini dell’ipocondria L’ipocondria è una maniera di « rappresentare l’angoscia, di legarla ad un oggetto, poiché un pericolo localizzato ed evidenziabile come un cancro è più facile da sopportare rispetto ad un pericolo costante e diffuso. Si può spesso ricostruire l’origine dell’ipocondria nella storia personale. Spesso chi ne soffre ha avuto delle carenze affettive precoci, un lutto, una separazione. Altri avevano genitori ansiosi o iperprotettivi che portavano i figli dal medico per motivi futili, generando in loro un sentimento di vulnerabilità e d’insicurezza verso il proprio corpo.

 

L’ipocondria potrebbe anche essere letta come una mancanza di autostima. Si sceglie la malattia, la quale è una forma accettabile di fallimento, per nascondere un sentimento profondo d’impotenza e di annientamento. Le angosce ipocondriache sono tra l’altro abbastanza frequenti nell’adolescenza e nella menopausa, perché questi periodi si rimette profondamente in discussione se stessi e la propria immagine.

 

Un fenomeno nuovo : LA CYBERCONDRIA.

L’ipocondria è la malattia più vecchia del mondo, poiché era già conosciuta dagli Antichi Greci, ma con l’avvento di internet potrebbe diventare il male del secolo. I numeri parlano chiaro: 7 persone su 10 controlla su internet prima di andare dal medico e 85 % degli italiani sarebbe andato almeno una volta su internet allo scopo di trovare informazioni mediche. Il fenomeno viene chiamato cybercondria: l’ansia generata dalle ricerche di salute in internet.

Perché internet favorisce l’ipocondria?

  1.  oggigiorno qualunque domanda ci poniamo, ne cerchiamo la risposta online: dal nome di un regista alla ricetta del piatto che vogliamo cucinare a cena. Internet accorcia i tempi, molto spesso è un aiuto valido. Poiché risponde a tutti i nostri quesiti, non c’è da stupirsi se lo utilizziamo anche quando abbiamo un dubbio sulla nostra salute.
  2. Le risposte che troviamo su internet sono spesso molto tecniche, tendiamo quindi a concentrarci maggiormente sui racconti che troviamo nei forum come doctissimo . Spesso però le storie che leggiamo anziché rassicurarci, sono fonte di preoccupazioni ulteriori. In effetti tendiamo a concentrarci maggiormente sulle descrizioni di casi gravi, con tante complicanze, che sulle storie a lieto fine.
  1. Paradossalmente, il peggiore nemico dell’ipocondriaco è l’eccesso di informazione. Se un soggetto si convince di avere una malattia, inizierà a presentare anche i sintomi che finora non aveva, ma che ha letto su internet. Facciamo un esempio, Paolo è convinto di avere i primi sintomi di una meningite: ha un torcicollo e un po’ di emicrania. Dopo essersi documentato sui segni della meningite, sente che la luce gli da fastidio e ne deduce che si tratta di fotofobia, altro sintomo della meningite. Ecco come un piccolo stato influenzale può prendere delle proporzioni allarmanti.
  2. L’assillo dei media: la televisione, la radio danno uno spazio sempre maggiore alle notizie che riguardano la salute. Cibi pericolosi, vaccini che provocherebbero l’autismo, prodotti che contengono sostanze pericolose , (ogm, paraben…), per non parlare delle grandi epidemie : influenza aviaria, H1N1, ebola, siamo continuamente tartassati da notizie che ci spingono ad andare a cercare delle delucidazioni online. Questa onnipresenza delle questioni di salute sui media è uno dei fattori che ha portato molti ipocondriaci potenziali, a diventare dei veri e propri ipocondriaci.

Come curare la cybercondria?

Una psicoterapia permetterà di capire le cause dell’ipocondria e di trovare i modi per combatterla, ma tuttavia seguire questi semplici consigli potrebbe limitare i comportamenti cybercondriaci.

  1. Nelle ricerche online, limitarsi nella scelta delle parole chiave a dei termini generici e evitare di associarle ad una patologia. Per esempio digitando « mal di testa » insieme a « tumore al cervello », è probabile che i risultati faranno pensare che i tumori sono una delle cause maggiore del mal di testa.
  2. Verificare la fonte dell’articolo, la sua data di pubblicazione e la certificazione che il sito aderisce all’ HONcode, una serie di linee guida proposte dalla fondazioneHealth On the Net ai siti web che trattano materie inerenti alla salute e alla medicina , che garantiscono all’utente, un certo livello di affidabilità e di imparzialità delle informazioni pubblicate;
  3. Finché la vostra malattia non è stata diagnosticata da un medico, evitate i forum di discussione, che contribuiranno ad aumentare il vostro disagio e le vostre paure. Vi si trovano soprattutto testimonianze di persone che stanno male e poche risposte ai propri dubbi.

Nouveau service: psychothérapie en ligne pour français expatriés

Française expatriée en Italie, je propose aux français expatriés qui souhaitent effectuer une thérapie en français, des entretiens en ligne. Je m’adresse en particulier à toutes les personnes expatriées qui souhaitent rencontrer un thérapeute francophone mais qui ont du mal à le trouver sur place, mais aussi aux patients qui voyageant fréquemment , n’ont pas la possibilité d’effectuer une psychothérapie traditionnelle en cabinet. Internet permet d’offrir des consultations en ligne en recréant un cadre accueillant.

Nuovo servizio: consulenza online per francesi residenti all’estero.

Nasce il nuovo servizio di psicoterapia online per quei pazienti che non vogliono effettuare un percorso psicoterapeutico nella loro lingua madre e che non riescono a trovarlo in loco.

Questo servizio ha come obiettivo di dare supporto psicologico:

  • a persone francofone che si trovano all’estero e hanno difficoltà nel reperire sul posto un ascolto nella propria lingua madre
  • ai francesi che vivono all’estero e vogliono parlare con uno psicologo del loro paese di origine
  • a chi viaggia molto e non riesce a dare continuità ad un lavoro psicologico tradizionale.

La depressione dell’anziano

anziana-sedutamueckLa depressione è diversa negli anziani ?

I sintomi di depressione più frequenti negli anziani sono la perdita di energia, una diminuzione dell’interesse per le attività del tempo libero, un aumento dei dolori fisici e delle perdite di memoria.

Chi è colpito?

Anche se la depressione non è sempre associata all’invecchiamento, un numero importante di persone anziane soffrono di depressione. Dai 15 ai 20% degli anziani presentano i sintomi di una depressione.

Quali sono i problemi associati alla depressione?

La depressione è un aggravante dei disturbi somatici dell’anziano, diventa per esempio più complesso riprendersi dopo una frattura del femore o un ictus. L’anziano è meno attivo e autonomo se è depresso e questo può favorire un decadimento fisico anticipato.

La depressione aumenta da due a tre volte il rischio di decesso nell’anziano ed è la maggiore causa dei suicidi in questa fascia di età.

Perché la depressione dell’anziano viene spesso sottovalutata e/o non trattata ?

La depressione può essere difficilmente diagnosticata negli anziani, perché sono poco disponibili a parlare dei loro sintomi ed gli è difficile riconoscere che provano una sofferenza psicologica, e si aprono di più sui sintomi fisici.

Quali sono le cause della depressione nell’anziano ?

Alcuni anziani depressi hanno già avuto un episodio depressivo e altri affrontano la depressione per la prima volta nella terza età. I fattori di rischio sono gli stessi della popolazione adulta in generale. I fattori che possono favorire l’insorgere di una depressione nell’anziano sono la perdita di controllo o di autonomia a seguita di una malattia o di un invalidità oppure un crescente isolamento sociale.

Trattamento della depressione nell’anziano

I trattamenti per lottare contro la depressione hanno la stessa efficacia negli anziani che nella popolazione generale. La psicoterapia, gli psicofarmaci, i gruppi di sostegno sono alcune delle soluzione per curare i sintomi depressivi. Tuttavia, la presa in carico degli altri disturbi somatici quali il dolore cronico che coesistono con la depressione non deve essere dimenticato.

La psicoterapia nell’anziano

Diversamente da quanto Freud e i suoi discepoli hanno affermato a lungo, non è mai troppo tardi per iniziare una psicoterapia. Freud considerava che dopo i 50 anni, era troppo tardi, gli anziani erano secondo lui troppo poco malleabile. Invece sembra che sia vero il contrario, poiché gli anziani che intraprendono una terapia sono spesso molto motivati, sono consapevoli che il tempo a loro disposizione è prezioso, e non vogliono sprecarlo.

Sono sempre di più le persone ultrasettantene che approdano agli studi degli psicologi. Nella mia attività di psicologa ad Amelia, mi trovo sempre più spesso ad accogliere richieste di sostegno da parte di soggetti anziani. Spesso sono i figli, i quali sono ormai abituati al ricorso allo psicologo, ha proporli un trattamento psicoterapeutico e a facilitare l’accesso.

La psicoterapia del soggetto anziano non è diversa della psicoterapia di un giovane adulto.

Si dedicherà pero un tempo iniziale alla valutazione delle capacità cognitive.

Che cos’è la psicogenealogia?

La psicogenealogia è una terapia sviluppata negli anni 1970 dalla dott.ssa  Anne Ancelin Schützenberger, si basa sul principio secondo il quale il vissuto dei nostri avi potrebbe influenzare la nostra esistenza.

Anne Ancelin-Schützenberger,psicoanalista  francese, ha sviluppato i principi della psicogenalogia mentre lavorava con pazienti malati di cancro. Osservava  nella loro storia familiale delle ripetizioni. Parla di una « sindrome da anniversario ».  Descrive  la sua teoria nel libro La sindrome degli antenati. (Di Renzo editore).

psicogenalogia

Il principio

Questa tecnica terapeutica prende le sue basi nella genealogia. Si tratta di analizzare il vissuto dei propri avi, per scoprirvi le cause dei disturbi di cui soffriamo oggigiorno. Blocchi, disturbi psichici, difficoltà  e anche malattie potrebbe venire dai nostri antenati. I traumatismi si trasmetterebbero in maniera inconscia di generazione in generazione: è l’inconscio familiare.

Per esempio, un uomo che soffre di una fobia dell’acqua, e rifiuta di farsi il bagno nel mare, ha forse avuto un bis-nonno morto annegato.
Gli strumenti
Viene utilizzata la tecnica del genosociogramma, un albero genealogico che ripercorre tutti gli eventi significativi della vita di ciascun ascendente (decessi, incidenti, matrimoni, separazioni, nascite, malattie). Il risultato di questa indagine, consente di evidenziare le ripetizioni tra le generazioni. La realizzazione di quest’albero genealogico richiede un importante lavoro investigativo.

Un oggetto di analisi particolarmente importante è la coincidenza tra le date di nascita, di matrimonio, di morte, di incidente, dei diversi membri del sistema familiare: Schützenberger riscontra infatti la cosiddetta sindrome da anniversario, che si manifesta con l’insorgere di malattie o il verificarsi di incidenti allo scadere di una certa età, o di una data particolare.

Lo studio dell’albero genealogico è corredato da un lavoro terapeutico. Esistono diversi approcci, possiamo elencare quello delle “costellazioni familiare”, inventata dal tedesco Bert Hellinger. Durante una seduta gruppale, viene ricostituita la storia individuale di un paziente, con l’ausilio dei partecipanti  che interpretano i membri chiave della famiglia.

Gli elementi fondamentali della psicogenenalogia sono:

  • il concetto di lealtà familiare:   le relazioni tra i membri di una famiglia sono disciplinate da una legge inconscia e sottile che opera al fine di preservare l’esistenza, l’equilibrio e il benessere della famiglia, fondamentale per la vita stessa della famiglia e lo sviluppo dei singoli individui. Questo principio viene definito “lealtà familiare”. Se la lealtà familiare da un lato svolge quindi un’azione di salvaguardia per i componenti della famiglia, dall’altro lato, potrebbe fungere da un limite ostacolando la piena autorealizzazione di un componente. Il problema si pone quando la lealtà familiare impedisce ai membri nati successivamente di “superare” i membri nati prima, accedendo a un grado di benessere e di successo superiore; e ancor maggiormente quando vengono prolungati nelle generazioni successive i comportamenti distruttivi delle generazioni precedenti.
  • il bambino di sostituzione, ovvero il meccanismo sistemico per cui ai nuovi nati nel sistema viene richiesto di prendere il posto degli elementi mancanti o scomparsi, chiamandoli con lo stesso nome, ad esempio, o sostenendo una proiezione continua (“Sei uguale a tuo nonno, hai gli stessi occhi”);
  • i segreti di famiglia, il non-detto che genera cripte e fantasmi, ovvero sintomi e disturbi psicofisici;
  • la nevrosi di classe, cioè quella forma di lealtà familiare che ostacola l’avanzamento sociale, il successo, il denaro: non sentendosi autorizzati a essere migliori dei propri antenati, si mettono in atto dei meccanismi inconsci di auto-sabotaggio;
  • le alleanze familiari, tese ad escludere alcuni membri del sistema.

Cosa succede nella mente della donna durante la gravidanza?

Si crea uno stato emotivo particolare, chiamato trasparenza psichica, che si incontra soltanto durante la gravidanza. E uno stato in cui la donna è molto più permeabile a quello che accade dentro di se e nel rapporto con l’altro. Dei frammenti dell’inconscio possono arrivare più facilmente alla coscienza. E un momento in cui c’è una grande disponibilità ad aprirsi, a ricordare momenti del proprio passato. Il bambino in grembo spinge la donna a ricordare la propria infanzia, prima ancora di potere pensare al suo bambino, ricorda la bambina che è stata.

Ci sono inoltre diverse tappe psichiche nella gravidanza.

Il primo trimestre è un trimestre particolare, ci sono ancora poche modificazione corporee visibile, ma dal punto di visto psichico è molto ricco. Questa fase viene chiamata quella dell’ incorporazione, inizia con il concepimento fino al momento in cui la donna percepisce i primi movimenti del feto.

In questa fase, la donna sente i disaggi come le nausee legati ai cambiamenti ormonali ma non sente ancora la presenza del feto, e di conseguenza non vi è ancora una rappresentazione del bambino. La donno parla del suo corpo, del suo stato e ancora poco del bambino. In questo primo periodo, la donna si concentra sul proprio passato, sui ricordi della bambina che è stata. Ripercorre la sua storia. Legami passati, quelli con il padre e la madre, vengono risvegliati e rievocati. Possono essere dolorosi o sereni, ma sono sempre presenti. Il rapporto con la propria madre viene particolarmente sollecitato e interrogato. Infatti , è attraverso la propria esperienza relazionale con la madre, la donna si è costruita un idea della maternità.

Occorre aspettare il secondo trimestre perché le donne iniziano a dire qualcosa sul bambino che portano: l’immagine e la rappresentazione del bambino iniziano con la percezione dei movimenti del bambino . E in questa fase che nasce la relazione di attaccamento al bambino. Nel secondo trimestre il bambino inizia ad esistere nella mente della madre ma non è ancora percepito come diverso.

nel terzo trimestre , le donne evocano la paura del parto, del dolore. In quella fase, la donne inizia a prepararsi alla separazione. Gli ultimi mesi vedono il bambino in un ritmo di vita intrauterina diverso di quello della madre: “quando dormo, lui fa festa”. C’è un primo abbozzo di differenziazione tra il feto e la madre, la donna inizia a potere pensare al bambino come un essere diverso da se, con tratti di carattere diversi da se.

In questa fase, l’attenzione della donna si sposta da se stessa, dal proprio corpo come contenitore del bambino, al contenuto ovvero il bambino. Si prepara ad accogliere il suo bambino e ad entrare in sintonia con lui, si sviluppa allora un altro stato psichico particolare, descritto dallo psicoanalista D.W.Winnicott: la preoccupazione materna primaria. Si tratta di uno stato mentale particolare della madre che accoglie il suo neonato adattandosi il più possibile ai suo bisogni. Per creare un ambiente favorevole al bambino, la madre deve sviluppare un ipersensibilità che le consente di usare tutte le risorse della sua empatia per adeguarsi ai bisogni del bambino. La madre sposta l’interesse dal proprio self verso il bebè, e ciò le consente di agire al momento giusto e di capire quello che può sentire il neonato in base ai suoi comportamenti. Questa capacità si sviluppa progressivamente durante la gravidanza e continua durante i primi mesi di vita del neonato. Winnicott ha descritto questo stato come “una malattia normale”.

La gravidanza è dunque un momento di transizione e di maturazione molto impegnativo, tra l’inizio della gravidanza in cui la donna è fortemente concentrata su stessa e sul suo passato, si arriva al termine dei nove mesi ad un attenzione completamente rivolta verso un altro essere diverso da se.