Terzo gruppo allargato a Perugia: uno spazio di confronto (psicologa Amelia)

Sabato 9 aprile si svolgerà a Perugia la terza edizione del gruppo allargato, un nuovo tipo di setting rispetto al gruppo analitico allargato. L’evento è organizzato in un pomeriggio di 3 sessioni di un ore e mezza ciascuna. Il gruppo allargato è uno spazio di incontro per condividere e confrontare opinioni, sogni, pensieri, emozioni, fantasie, storie… senza un tema pre-definito attraverso il dialogo. All’interno di un Gruppo Allargato, condotto da specialisti esperti in dinamiche psicosociali e di gruppo, si può sperimentare che la condivisione e il confronto in gruppo attraverso il dialogo possono contribuire alla costruzione del proprio benessere e di quello collettivo.  Tutti possono partecipare soprattutto coloro che desiderano un confronto aperto attraverso la parola e migliorare le proprie capacità relazionali.

L’evento è organizzato in collaborazione con l’associazione Il Cerchio Gruppoanalisi.

7 sintomi fondamentali della dipendenza da cocaina

Esistono alcuni segnali chiari per capire se una persona ha sviluppato una dipendenza dalla cocaina, basta presentarne tre per ritenersi dipendente.

La dipendenza patologica è una condizione in cui una persona sviluppa una compulsione
all’utilizzo della sostanza, aumentando la dose e la frequenza d’ uso, pur sapendo dei
gravi effetti collaterali fisici o psicologici e del grave sovvertimento causato alle sue
relazioni personali e al suo sistema di valori.

cocaine
L’Associazione Psichiatri Americani (APA) identifica 7 sintomi fondamentali nella
dipendenza da cocaina.
Una persona deve presentarne soltanto 3 per ritenersi dipendente:

  1. Uso eccessivo o inappropriato di cocaina e altre sostanze.
    Ad esempio: utilizzare sostanze o ubriacarsi e non essere in grado di svolgere le proprie
    attività a casa, al lavoro o con altre persone; sentire di aver bisogno della droga per
    essere adeguato con gli altri, al lavoro o a casa; guidare sotto l’effetto di droga;
  2. Assillo costante ad ottenere o utilizzare cocaina o altre sostanze.
    Ad esempio: vivere solo per usare cocaina, alcol o altre droghe; rendere l’uso di sostanze
    eccessivamente importante nella propria vita; essere ossessionato dall’uso di droga.
  3. Tolleranza ridotta o aumentata per cocaina o per altre droghe.
    Ad esempio: avere bisogno di più cocaina per sballare; sballare con più facilità o con
    meno cocaina che in passato.
  4. Perdita del controllo : una volta iniziato il consumo di cocaina o di altre droghe, avere problemi a
    interromperla o a ridurne l’uso, oppure smettere l’uso di cocaina per un periodo di
    tempo ( giorni, settimane o mesi) per poi ricominciare di nuovo.
    Ad esempio: non essere capaci di controllare quanta o quanto spesso si usa cocaina;
    usare alcol o sostanze in quantità maggiori rispetto a quanto previsto; promettere di
    smettere senza riuscirci; non essere capaci di mantenersi astinenti.
  5. Astinenza quando si riduce o si cessa l’uso di cocaina o di altre sostanze
    Ad esempio: stare male fisicamente quando si è cessato o si è ridotto l’uso di cocaina
    (avere tremori, nausea,orripilazione, rinorrea ); manifestare dei sintomi psichici quali
    depressione, ansia, agitazione; usare cocaina o altre droghe per evitare o interrompere i
    sintomi astinenziali. ( per esempio usare sostanze per prevenire l’astinenza , usare alcol o
    droghe per fermare i sintomi, una volta iniziati)
  6. Continuare ad usare cocaina o altre droghe. anche se queste stanno creando
    problemi alla propria vita
    Ad esempio: non ricorrere ad un medico, ad un terapeuta o ad un altro professionista
    per cessare l’uso di cocaina o di altre sostanze, nonostante questo sia un problema;
    perdere il lavoro o non essere capaci di trovarne un altro; farsi arrestare od avere altri
    problemi legali; avere problemi in famiglia o con gli amici; avere problemi finanziari.
  7. Rinunciare ad attività importanti o perdere amicizie per l’uso di cocaina o di altre
    sostanze:
    Ad esempio smettere di partecipare ad attività un tempo ritenute importanti, rinunciare ad
    amici che non usano sostanze, rovinare relazioni a causa dell’uso di droga.

Se pensi di presentare almeno tre di questi segni, allora è probabile che abbia sviluppato una dipendenza ed è consigliabile rivolgersi ad uno specialista psicologo o psichiatra specializzato nella presa in carico delle dipendenze.

Terapia breve cognitivo comportamentale della dipendenza da cocaina a Roma

La terapia cognitivo-compartamentale  (CBT) è una della terapie più efficace per la dipendenza da cocaina. La dottoressa Kathleen Caroll ha concettualizzato una specifica terapia per i dipendenti da cocaina e l’ha descritta nel suo libro Trattamento della cocaina, Approccio cognitivo comportamentale.

Kathleen Caroll ha utilizzato i concetti generali della terapia cognitivo comportamentale adattandoli al trattamento dei pazienti con abuso di cocaina.

Il contributo tecnico che Kathleen Caroll propone è costituito da un percorso che inizialmente introduce ai principi dell’Apprendimento, con il richiamo ai contributi del condizionamento classico ed quelli del condizionamento operante, e successivamente passa ad una delle più importanti modalità di apprendimento secondo l’approccio cognitivo-comportamentale che è il modellamento, detto anche apprendimento per imitazione.

Il trattamento prevede dalle 12 alle 16 sedute di 60 minuti. Vengono affrontati 8 argomenti con relative esercitazioni per imparare a gestire la dipendenza e sapere prevedere i momenti a rischio di ricaduta.

  1. Combattere il desiderio
  2. Sostegno alla motivazione e impegno per l’interruzione dell’uso
  3. Modalità di rifiuto/determinazione
  4. Decisioni apparentemente irrilevanti
  5. Piano di difesa multifunzionale
  6. Problem solving
  7. Gestione del caso
  8. Riduzione rischio HIV

 Perché l’uso della TCC Terapia Cognitivo Comportamentale?

La TCC è strutturata, orientata e focalizzata verso i problemi immediati che si trovano di fronte i cocaino-dipendenti che stanno iniziando il trattamento per liberarsi dall’uso della sostanza. La TCC  è flessibile, rappresenta un approccio personalizzato che può essere adattabile a un’ ampia gamma di pazienti come a diversi tipi di setting e forme di terapia.

“Il Gioco del Rispetto”: telefono senza fili… senza rispetto

Un ottimo riassunto della faccenda del gioco del rispetto negli asili triestini e come siano stati volutamente travisati gli obiettivi delle psicologhe ideatrice, a cura di una collega psicologa

Casa LaLaiza

Ovvero criticare ciò che non si conosce.

Due giorni fa ho incontrato una sindaca (coetanea e conoscente da anni) del paese dove ho trascorso 10 anni della mia vita e in cui non  vivo più. Ella mi ha raccontato che è letteralmente sconvolta dalla “cattiveria” della gente e dalla tendenza a voler mettere il becco e criticare qualsiasi tipo di operato l’amministrazione compia. Le persone criticano addirittura il suo modo di vestire, a dir di molti troppo modesto. E’ altresì sconvolta dal fatto che spesso molte falsità vengano messe in rete e anche se rettificate (scusate il gioco di parole), ormai prendono una via di passaparola che le ingigantisce facendole ripiombare sul mittente stravolte e drammaticizzate, rovinando letteralmente la voglia di fare di chi si rimbocca le maniche e fa. Certo perché chi non fa ha tempo di criticare, aggiungo io.

Similmente a ciò che l’amata sindaca raccontava, ieri una…

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Gruppo Allargato a Perugia, Sabato 11/04/2015

LA PROPOSTA

Incontrarsi per condividere e confrontare opinioni, sogni, pensieri, emozioni, fantasie, storie… senza un tema pre-definito

UTILIZZANDO COSA

Il dialogo, con la partecipazione di specialisti esperti in dinamiche psicosociali e di gruppo

CON QUALE OBIETTIVO

Sperimentare che il confronto attivo in gruppo attraverso il dialogo può contribuire alla costruzione del proprio benessere e di quello collettivo

CHI PUÒ PARTECIPARE

Tutti, soprattutto coloro che desiderano un confronto aperto attraverso la parola

La proposta prende spunto dal Gruppo Analitico Allargato, modificandone alcuni aspetti di setting.

Sabato 11 aprile 2015 ore 14,00 / 19,45

SALA “S.CHIARA”, VIA TORNETTA – PERUGIA

Traversa che collega il parcheggio di Viale Pompeo Pellini/Cupa a Via della Sposa

PER ISCRIVERSI

  •  Inviare la propria adesione a infogruppoallargatopg@gmail.com indicando nome, cognome, anno di nascita, titolo di studio e professione
  • Versare a “IL CERCHIO – Associazione italiana di gruppo-analisi”, una quota di 20 euro come compartecipazione alle spese organizzative (sarà rilasciata una ricevuta di liberalità). Il versamento potrà essere effettuato, prima della sessione iniziale, al tavolo della Segreteria organizzativa e comprende: piccolo buffet, parcheggio, eventuale attestato di partecipazione

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Un primo articolo per Altra Psicologia

Su questo link, potete leggere un mio articolo per Altra Psicologia, sulla formazione degli psicologi in Francia.

Siamo cosi sicuri che l’allattamento non abbia niente a che fare con la sfera sessuale?

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Prendo spunto su una notizia di cronaca che ha fatto parecchio discutere negli ultimi giorni. Una mamma inglese di 44 anni, madre di 2 bimbi, allatta tuttora la figlia dell’età di sei anni e il figlio di 18 mesi.

La notizia è arrivata anche in America, dove il dibattito si è allargato, con i pro-allattamento ad oltranza e i contro e tra i sostenitori della mamma inglese, c’è stato anche una psicologa Kathleen Kendall-Tackett, che ha scritto a National Public Radio : «Ci sono tante persone che nei paesi occidentali sono state allattate fino a 3 anni o più. Non sono casi così rari. Si conoscono poco perché le madri che lo fanno sanno esattamente come vengono giudicate dalla società. Ci sono casi in cui alcune madri temono di essere accusate di “abuso sessuale.” Quando si sa che l’allattamento non ha nulla a che fare con la sfera sessuale».

Personalmente, come madre che ha allettato il proprio figlio fino a 13 mesi, come membro di un’associazione che promuove l’allattamento al seno (Lattemiele), come psicologa, mi permetto di dissentire, sull’ultima affermazione della Kendalll. Tackett, ovvero che l’allattamento non ha nulla a che fare con la sfera sessuale.

In primo luogo perché da un punto di vista psicodinamico, tutto è sessualità. Ovvero anche le primissime cure che la madre da al neonato, le coccole, i massaggi, sono stimolazioni che permetteranno al bambino di crescere sano e a suo agio con il proprio corpo, ovvero di investire in maniera erogena il suo corpo. I bambini non presi in braccio, coccolati, sono quelli che poi hanno sviluppato una forma di ospedalismo e di abbandonismo come quei casi osservati alla fine della didattura di Ceaucescu quando si sono scoperti casi di bambini molto carenzati negli orfanotrofi in Romania.

In questo senso, sin dalla nascita, c’è una componente sessuale, nel rapporto madre- bambino che però non è ancora colorato dall’aspetto dal desiderio. E’ il piacere corporeo della coccola. A sei anni, le cose sono bene diverse, il bambino ha già attraversato (o sta attraversando ) la fase edipica, ovvero un periodo in cui se è maschio fantastica di prendere il posto del papà nel cuore della mamma e se femmina sogna di sposarsi da grande con il padre e soppiantare la mamma. Credo quindi che se a quest’età, è ancora allattato potrebbe sentirsi onnipotente, e vedere in parte il suo sogno realizzato, ovvero di condividere con la mamma un intimità che normalmente è riservata al padre.

É per questo che il ruolo del padre nella crescita del bambino è fondamentale.

In effetti, nei primi mesi di vita, tra madre e bambino, si instaura una fusione, uno stato di estrema sintonizzazione della madre verso i bisogni del suo bambino. E quello che le consente di capire i suoi pianti e di anticipare i suoi bisogni. Questa fase, Winnicott psicoanalista inglese, l’ha chiamata preoccupazione materna primaria, e la definisce una “malattia” normale, perché è transitoria e utile al mantenimento in vita del piccolo. Con la crescente maturità del bambino, la madre si adegua e lascia sempre più spazio tra se e il figlio. In effetti quello che è necessario ad un neonato, una perfetta sintonizzazione, non lo è più con un bambino più grande, anzi gli impedirebbe di fare determinate tappe di sviluppo. Ed è in questi casi, quando per un motivo o per un altro, c’è una fatica ad uscire dalla simbiosi dei primi mesi, che il ruolo del padre è fondamentale. Lui è presente e apre il rapporto duale verso il rapporto al terzo. Il terzo è prima di tutto il padre, ma anche l’esterno, il resto della famiglia e poi la società.

In conclusione, non so se ci sia qualcosa di patologico nel caso della mamma inglese perché i vari articoli di stampa non ci consentono di farne un quadro psicologico, ma mi sembra restrittivo affermare che nell’allattamento non vi sia nessuna componente sessuale e questo qualsiasi sia l’età del bambino. Ovviamente, ribadisco che la sessualità va intesa in senso lato, cioè che alla nascita e nei primi mesi di vita, il contatto pelle a pelle, madre bambino favorisce l’integrazione e l’equilibrio corporeo del piccolo d’uomo.

Psychothérapie en français à Rome

S’expatrier, c’est aussi parfois se confronter au mal-être et à la solitude. S’èloigner de son pays d’origine fait parfois resurgir des conflits du passé, ou tout simplement les difficultés d’intégration dans une culture différente peuvent rendre utile la confrontation avec un tiers formé à l’écoute. Française expatriée en Italie, j’ai obtenu le titre de psychologue en France à l’Université de Paris 10 Nanterre, et j’ai ensuite obtenu l’équivalence en Italie, où je suis inscrite à l’ordre des Psychologues. Je me suis spécialisée en psychothérapie en Italie à la Coirag.

A Rome, je propose aux francophones résidant à Rome la possibilité d’entreprendre un travail thérapeutique dans leur langue maternelle. Dans ma pratique professionnelle, j’utilise la psychothérapie d’orientation analytique, mais je suis aussi formée à l’utilisation du psychodrame et à l’EMDR.

Je reçois dans le quartier Piazza Bologna, près du métro Tiburtina.

psy

Che cosa fa lo psicologo? Un corto animato lo spiega!

Condivido qui questo bellissimo corto che descrive molto bene il lavoro dello psicoterapeuta. L’empatia, la relazione terapeutica, il transfert,  descritti senza parole ma con delle bellissime immagini.

Mostra anche che neanche lo psicologo  è immune dalla sofferenza e che anche lui giova dell’aiuto di un terzo.

Illuminante!

EMDR: una terapia breve per curare il trauma e non solo

Il metodo EMDR è una terapia breve, per curare in poche sedute i disturbi legati ai traumi, questa cura non viene applicata soltanto dopo un evento grave, ma può essere utilizzata per piccoli traumi, come nel caso di esperienze spiacevoli che lasciano nella mente un ricordo carico di sofferenza.

emdrChe cos’è l’EMDR?
L’EMDR è una tecnica nata negli anni ’80 in America, originariamente per curare il trauma, ma successivamente allargata anche al trattamento di problematiche diverse , come i disturbi d’ansia, la depressione, o gli attacchi di panico. L’acronimo EMDR, può essere tradotto con “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”. Questa nuova terapia, che è stata l’oggetto di numerose ricerche, per verificarne l’efficacia, consente di ottenere una maggiore integrazione di eventi di vita difficili. L’OMS ha recentemente riconosciuto ufficialmente l’EMDR come un trattamento particolarmente efficace per il trattamento di traumi psicologici e del disturbo post traumatico da stress.

A chi serve l’EMDR ?
La terapia EMDR è indicata per qualsiasi persona che soffre a seguito di un’ esperienza traumatica di diverso genere.
Può trattarsi di un trauma “evidente”, con la T maiuscola, come aver assistito ad un incidente, avere subito abusi o un lutto, essere colpito da una catastrofe naturale come un incendio, un terremoto.
Ma è anche indicata per chi ha avuto eventi di vita difficili o traumi con la t minuscola, i quali possono passare inosservati ed essere fonte di emozioni o comportamenti eccessivi (carenze affettive di cui si è sofferto da piccoli, propri comportamenti per cui ci si sente in colpa, aborto spontaneo, insuccessi scolastici o lavorativi, delusioni amorose). Queste difficoltà si esprimono con forme diverse ad esempio irritabilità, ansia, incubi, tendenza all’isolamento, stato depressivo, dolori somatici. Altri disturbi psicologici dipendono anche, in alcuni casi, da traumi più o meno recenti, a volte inconsci: depressione, dipendenze, disturbo del comportamento alimentare, attacchi di panico, fobie.
Questi disturbi compaiono quando il nostro cervello è stravolto da un choc traumatico e non riesce a trattare ed elaborare le informazioni come lo fa normalmente. Il ricordo dell’evento è in qualche modo congelato e non può di conseguenza integrarsi con le altre esperienze e conoscenze di cui la persona potrebbe servirsi, mantenendo quindi intatta la loro carica emotiva negativa.

Come funziona la terapia breve EMDR?
Dopo alcuni colloqui preparatori, il terapeuta chiede al paziente di concentrarsi su un’ emozione o su un ricordo sgradevole. Successivamente inizia un protocollo di intervento che prevede una stimolazione bilaterale che può consistere in un tamburellamento sulle ginocchia del paziente (tapping) o un movimento delle dita da seguire con gli occhi. Tra ogni serie di stimolazione, il paziente è invitato a notare i cambiamenti emozionali all’opera nel suo corpo e le immagini che sorgono. Sembra che queste stimolazioni bilaterali permettono di collegare i due emisferi del cervello. Attraverso la stimolazione bilaterale, i circuiti della memoria vengono riconfigurati in modo che il ricordo traumatico non sia più doloroso, e che la sua evocazione non scateni più emozioni negative. Le stimolazioni bilaterali consentono una riduzione immediata della carica emozionale legata alla situazione sgradevole.

Come professionista ritengo che l’EMDR rappresenti una valida opportunità nella cura rapida dei disturbi traumatici e che possa anche essere inserita all’interno di un percorso terapeutico tradizionale come ulteriore risorsa.